Con il termine metafora visiva si intende la rappresentazione di una realtà concreta, volta però ad indicare un concetto astratto. Le metafore visive (nel nostro caso, icone e simboli) sono fondamentali per la comunicazione e lavorano attraverso un linguaggio simbolico e metaforico.
Tutto il linguaggio, scritto e orale, è pervaso da metafore, poiché facilitano la comprensione dello stesso e lo semplificano. Infatti, l’uomo, nella sua realtà sociale – vissuta, comunicata e interpretata in chiave metaforica – ha la capacità di creare simboli e di conseguenza di trasferire significati ed emozioni da un oggetto ad un altro, dal mondo interno al mondo esterno e viceversa. I simboli si creano e si distruggono, mutano nel tempo e si modificano, ma sopravvivono nella mente umana. Pertanto, possiamo affermare con certezza che senza metafore visive non saremmo in grado di capirci e di comunicare: le nostre giornate sono piene di simboli che migliorano la nostra vita quotidiana.
L’uomo ricorda i simboli più delle parole?
Nel nostro quotidiano, anche se non ce ne rendiamo conto, ci troviamo costantemente impegnati nella ricezione, interpretazione e produzione di segni. Il progresso digitale li osserva e analizza – in questo caso icone e simboli – non perdendo di vista il loro significato originale.
Icone e simboli, con i loro rispettivi significati, hanno condizionato il web e la nuova dimensione digitale. Quest’ultimi a loro volta hanno esercitato sugli stessi simboli una notevole influenza, posizionando le icone (in qualità di simboli) all’interno delle interfacce, associate ai servizi e ai contenuti.
I diversi studi sostengono che il simbolo è un segno con un forte aspetto di convenzionalità: dotato di un valore evocativo che rappresenta un contenuto del tutto diverso da quello che ha per sé. Dunque, la forma simbolica è una modalità o una struttura che esibisce uno standard, un modo di pensare, una visione del mondo. Un esempio comune a tutti è il simbolo del carrello della spesa, considerato un modello universale nelle interfacce di e-commerce. Gli utenti sanno dove mettere i propri articoli da comprare, proprio perché l’utilizzo del carrello come oggetto reale e tangibile fu introdotto nei supermercati a partire dal 1936, motivo per il quale la sua standardizzazione rende familiare l’interazione con le interfacce digitali.
Il progresso digitale osserva e analizza il passato, traendo così le diverse e dovute considerazioni: l’aspetto simbolico di un’icona permette agli utenti di capire immediatamente la funzionalità, interagendo in modo rapido ed efficace.
Alcune icone di servizi digitali, piattaforme e social network. L’icona rispecchia le attività del servizio con uno stile proprio.
Tutti mi possono cliccare
Le icone, inserite in tutti i layout web e nelle interfacce delle applicazioni, rendono la navigazione universale e univoca per l’utente fruitore. Pertanto le icone di molte funzioni standard possono rendere un’applicazione chiara e comprensibile. Il proposito è farsi capire da tutto il resto della popolazione mondiale attraverso un linguaggio non verbale: un gesto vale più di mille parole!
Pensiamo a uno dei principali segni di coinvolgimento di oggi: il like. Tradotto in italiano in “mi piace”. Il simbolo descrivibile come “pollice in su” è il gesto di consenso per eccellenza, familiare e immediato, anche se in realtà il significato può comunicare appoggio o solidarietà, può anche essere semplicemente un tentativo per farsi notare da qualcuno o un modo per indicare la fama di gesto-celebrità; come a dire dimmi quanti “like” hai e ti dirò chi sei.
L’icona, quindi, per essere tale, ha bisogno di essere segno di qualcosa per qualcuno, per essere in grado di coglierlo e interpretarlo.
La prima versione del “like” e le sei reaction (like, love, ahah, wow, sigh e grr) ci piacciono così tanto perché sono capaci di mostrare le nostre diverse reazioni ai contenuti condivisi su Facebook.
La lingua più parlata del mondo!
L’avvento dei programmi di messaggistica e dei social network, e la connessa modificazione delle modalità in cui gli utenti degli stessi si esprimono, ha portato alla creazione di un linguaggio totalmente innovativo. Nati in Giappone negli anni Novanta, gli emoji, vengono ormai trattati alla stregua degli ideogrammi cinesi o giapponesi.
Le emoji, un set completamente ridisegnato con oltre 60 nuovi simboli, di Android 8.0 Oreo
Faccine dalle espressioni più svariate sono diventate vere e proprie parole, in grado di farci esprimere ogni tipo di pensiero o emozione in modo più diretto e veloce. Non è fatta di parole ma è la lingua più parlata del mondo, così quando restiamo senza (parole) possiamo sempre utilizzare un emoji. Questi simboli, utilizzati sempre più nelle conversazioni scritte, creano un’autentica grammatica delle emoji, diventando la chiave interpretativa del discorso. Una nuova rivoluzione linguistica 2.0, che ci dà una mano a decifrare umori e stati d’animo. Gli utenti si ritrovano così a selezionare le proprie emozioni da una lista, da un set predefinito. Tutti usano le stesse emoji, anche se il significato in realtà varia a seconda delle culture. Ed è questo che rende i social così irresistibili: l’impressione di utilizzare degli strumenti neutri, naturali, che invece tali non sono.
Le metafore visive, in conclusione, indicano sia relazioni logiche che relazioni emozionali. Creano una corrispondenza tra il codice che utilizziamo, accettato e condiviso dai membri di una data comunità, e ciò che vogliamo comunicare.
È importante sottolineare che, oltre i “semplici” esempi riportati precedentemente, alla base di questi fenomeni vi sono processi molto più complessi di quanto possano apparire. Processi che vanno ben oltre all’interpretazione e alla decodificazione di un simbolo e che sono in stretta relazione con i nostri istinti, sensi e percezioni.
Per approfondire
“New ritual society. Consumismo e cultura nella società contemporanea” di Gianpiero Vincenzo
“Web Usability 2.0” di Jakob Nielsen
“Comunicare con le immagini” di Carlo Branzaglia